Arci: “Introdotto l’obbligo del regime Iva per gli enti del Terzo Settore. Eliminare la norma che mette a rischio la sopravvivenza di larga parte del no-profit”
ROMA, 14 DICEMBRE 2021 – Esattamente un anno fa chiedevamo la cancellazione dell’art.108 della legge di bilancio 2021, che prevedeva di assoggettare al regime Iva le associazioni senza scopo di lucro che svolgono essenziali attività di interesse generale. È ormai certa l’introduzione, con il Decreto fiscale, di radicali modifiche al regime fiscale in materia di IVA per gli enti del Terzo settore, modifiche che graveranno il mondo dell’associazionismo di nuovi oneri, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di una larga parte del mondo del ‘no profit’.Le modifiche apportate dal Decreto fiscale cancellano completamente il regime di esclusione IVA per gli enti del Terzo Settore, assoggettandoli ad un regime di esenzione, diverso e ben più gravoso.Il Terzo settore sta affrontando il passaggio di avvio del Registro Unico del Terzo settore, con tutte le problematiche conseguenti a questa impegnativa procedura. Gli ulteriori oneri e adempimenti che andrebbero a nascere avrebbero portata tale da risultare insostenibili per molte realtà associative, con conseguente compromissione dei servizi di interesse generale da queste resi alla collettività.È necessario che il Parlamento, chiamato ad approvare la Legge di Bilancio 2022, finalizzi la cancellazione delle norme introdotte in sede di conversione del Decreto fiscale nella misura in cui modificano, aggravandolo, il regime IVA per gli enti del Terzo settore.“È importante che ogni eventuale intervento legislativo, a maggior ragione nel contesto attuale di riforma, sia realizzato con il coinvolgimento delle rappresentanze del Terzo settore”, dichiara Daniele Lorenzi, Presidente nazionale Arci APS. Aggiungendo poi: “Non è possibile equiparare enti di Terzo settore ad operatori commerciali. Questa peculiare infrastruttura sociale rappresentata dai circoli e dalle associazioni deve essere sostenuta e difesa quale fondamentale strumento di coesione sociale e presidio delle nostre comunità. L’Arci si attiverà in tutte le sedi opportune, comprese le istituzioni europee, per la soppressione di questo intervento iniquo”.
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