Arci: “fermare la violenza e riconoscere lo Stato di Palestina”
L’offensiva dell’esercito israeliano a Gaza e il lancio di razzi verso Israele ha riportato drammaticamente in primo piano un conflitto per anni dimenticato, il risultato dell’assenza di una politica per la soluzione dei due Stati, incapace di rispondere alla condizione dei palestinesi sottoposti ad un’occupazione militare inaccettabile e dai contenuti esplosivi.
Arci, insieme ad altre associazioni, organizzazioni della società civile, sindacati, ha inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica e al Governo per chiedere che l’Italia si faccia promotrice di una forte azione diplomatica affinché cessi il conflitto tra israeliani e palestinesi.
Sottolineando quanto sia necessaria e non più rinviabile un’azione di pace e di rispetto del diritto internazionale, che possa fermare la violenza, rimuovendone le cause, e allo stesso tempo riconoscere lo Stato di Palestina.
Ribadiamo la nostra vicinanza ai palestinesi e all’ambasciatrice della Palestina in Italia, Abeer Odeh, che in queste ore ha ringraziato di cuore “tutte le associazioni, i movimenti e le forze politiche italiane che, in controtendenza, hanno scelto di stare dalla parte giusta, mostrando a noi palestinesi, alle vittime anziché ai carnefici, una vicinanza davvero preziosa in un momento così drammatico”.
“Chiunque abbia letto i giornali nelle ultime settimane – ha ricordato l’ambasciatrice della Palestina in Italia – sa che la miccia è stata accesa dalla repressione israeliana durante le celebrazioni del Ramadan, dalla pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata, e dal boicottaggio delle elezioni palestinesi, derivante dalla proibizione di far votare i cittadini di questa città, la legittima capitale dello Stato di Palestina, dove la violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti, fino a profanare i luoghi sacri. Per non parlare del silenzio – ha aggiunto l’ambasciatrice della Palestina in Italia – davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’ONU, e dell’inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze: l’espandersi delle colonie illegali, le demolizioni delle case palestinesi, le detenzioni arbitrarie, le uccisioni ingiustificate, le condizioni di vita miserabili alle quali sono condannati i palestinesi, l’Apartheid, l’impossibilità di avere un proprio Stato. Insomma, ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale”.
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